Oggi voglio provare a esplorare insieme a voi un concetto sul quale riflettevo pochi giorni fa dopo aver concluso un servizio fotografico, ovvero la fotografia come forma di medicazione. Mettiamo da parte per un attimo l’idea del tipo di fotografia che sia Street, Ritrattistica o landscape è indifferente; voglio parlare solo di come la fotografia può trasformarsi in una pratica consapevole che può davvero aiutarci a collegarci più profondamente con noi stessi e con il mondo intorno a noi; ma come può un’attività apparentemente tecnica come la fotografia diventare una pratica meditativa?
Proviamo un po’ a ragionarci insieme. Ora se guardate assiduamente YouTube avrete sicuramente visto una valanga di video dove si parla di meditazione oppure anche di Mindfulness e anche se non sono la stessa cosa le vediamo costantemente infilate all’interno di video di morning routine irrealistiche e assolutamente perfette che ci portano in qualche modo a essere più produttivi. Ora al di là di quello che penso di questi video c’è però un aspetto che mi ha sempre incuriosito: ovvero l’idea di cimentarsi in una pratica che coinvolge il concentrarsi e l’attenzione consapevole al fine di raggiungere uno stato di calma mentale e di fermezza interiore. Sostanzialmente stiamo parlando di uno stato di grande consapevolezza intesa proprio come presenza nel momento qui dove i pensieri non spaziano verso ciò che sarà, ciò che è stato, ma siamo 100% presenti nel momento attuale. Ora se ci attendiamo a questa definizione, non è forse la fotografia soprattutto quando siamo super concentrati in cerca di un momento specifico una forma moderna di meditazione?
Quando guardiamo attraverso l’obiettivo infatti siamo completamente immersi nel ciò che è ora è ora, non stiamo pensando al passato oppure al futuro, ma ci concentriamo solo su ciò che abbiamo di fronte a noi e in quel momento; tutto il resto in qualche modo svanisce la testa si chiude e diventa più affilata in uno specifico momento della vita ovvero quello che abbiamo davanti a noi. Il mondo esterno in qualche modo si zittisce; ci sei tu e la tua macchina fotografica, il tuo soggetto, tutti in un momento di pura e incontaminata presenza; ma non è solo una questione di qui e ora perché la fotografia ci porta anche in qualche modo a rallentare, a prenderci del tempo per studiare il nostro soggetto per capire la luce per cercare il miglior punto di vista.
Questo processo ci porta ad una sorta di silenzio interiore; ci dà uno stato di concentrazione tale in cui possiamo sentire, vedere e percepire cose che normalmente ci sfuggono nella vita di tutti i giorni e in un mondo che va sempre più veloce, che in qualche modo ci spinge a fare sempre di più e a farlo sempre più rapidamente, la fotografia in questo senso si pone davanti a noi come un’opportunità per rallentare e per tornare finalmente ad apprezzare il tempo; è come se tutto si fermasse per un attimo permettendoci di cogliere quei dettagli, quelle sfumature, quelle sensazioni e quei sapori a cui normalmente per qualche ragione siamo ciechi ma che in qualche modo, attraverso una macchina fotografica, diventano rilevanti e prendono vita; è come se la fotografia ci addestrasse a essere più consapevoli, a notare di più, a vedere di più, a sentire di più e anche a connetterci di più sia verso l’esterno, ma anche soprattutto verso l’interno. Immagina cosa potrebbe accadere se iniziassimo tutti a guardare il mondo con gli occhi di un fotografo, annotare i dettagli, ad apprezzare la luce, i gesti degli altri, i loro movimenti; in poche parole se fossimo perennemente in grado di cogliere la bellezza che abbiamo intorno a noi invece che essere costantemente di fretta presi nella rincorsa dei like, delle condivisioni, dello stress delle aspettative. Potrebbe letteralmente cambiare il modo in cui percepiamo gli altri, noi stessi e addirittura il mondo.
La fotografia, se vissuta quindi come pratica personale a un livello più profondo, può davvero aiutarci a sentirci più connessi col mondo intorno a noi. Quando fotografi infatti devi veramente guardare ciò che hai davanti, non puoi solo limitarti a vederlo; devi capire come la luce e i soggetti si legano, come interagiscono, come i dettagli arricchiscono la scena, come ciò che includi nel tuo fotogramma avvalora la forza del tuo messaggio e come un punto di vista diverso può esaltare o sminuire la bellezza che vedi in quello che hai davanti. Questo può aiutarci a riconoscere l’unicità nei momenti quotidiani e a sentirci anche più connessi con l’ambiente che ci circonda.
La fotografia non è solo un modo per raccontare la vita, ma diventa anche un modo per celebrarla e per apprezzarla a un livello più profondo e attraverso questo canale connetterci con la natura, con le cose, con gli uomini in senso lato ovviamente che stanno aldilà del nostro obiettivo. Per questo il mio invito è: la prossima volta che prenderete una macchina fotografica in mano provate a pensare alla fotografia non solo come un modo per catturare un’immagine ma anche un modo per connettervi più profondamente con voi stessi e con il mondo che è intorno a voi. Provate a usare la fotografia come una pratica meditativa come un mezzo e un momento per rallentare, per essere più presenti e per tornare finalmente a riprendervi quello spazio nel “qui e ora” che i social, la società, e il lavoro quotidianamente vi portano via. Fatelo e magari potreste scoprire che questo vi aiuterà non solo a scattare foto migliori ma anche ad arricchire la vostra vita in un modo più profondo; un modo che non avete mai sperimentato prima.
Comments
Monica
Otturatore